Taizé, un’esperienza vocazionale da provare

Ci si chiede spesso come fare ad avvicinare i giovani alla preghiera. A volte, un’esperienza di “rottura” può far bene, come ha dimostrato la settimana a Taizé (in Borgogna, Francia) proposta dalla diocesi e conclusasi domenica 13 agosto. In concreto, si condividono la liturgia e la preghiera della comunità monastica fondata da frère Roger, che sono caratterizzate da uno stile molto curato ed, allo stesso tempo, particolarmente adatto ai giovani, grazie ad un sapiente equilibrio tra canti (particolarmente efficaci), parola di Dio, preghiera e silenzio.

In 3700, il numero di persone presenti nella settimana scelta per il nostro pellegrinaggio diocesano, ci siamo ritrovati per tre volte al giorno nella grande chiesa per i momenti “ufficiali”, che, anche se caratterizzati marcatamente dal canto, seguivano la struttura della liturgia delle ore. In più, la catechesi mattutina, per gruppi, le prove di canto e la Messa, per chi lo desiderava, e la possibilità della preghiera personale.

Molto significativo l’incontro con l’attuale priore ed i momenti specifici del gruppo cremonese, a mo’ di verifica in itinere dell’esperienza e di riflessione sul sinodo giovani.

La sistemazione logistica, che il gruppo cremonese ha declinato nella versione del soggiorno in tenda, ha certamente richiesto flessibilità e spirito di adattamento, ma il tutto è stato ripagato ampiamente da un’atmosfera di immersione continua in uno stile giovane, ma al tempo stesso molto rispettoso e raccolto.

A livello vocazionale, questa esperienza ha riprodotto in piccole le dinamiche della “chiamata”: ritrosia e diffidenza iniziale nell’aderire (il gruppo cremonese non era certamente numeroso), ma grande gioia una volta scoperto che fidarsi di Dio è sempre vantaggioso.

In conclusione, per chi l’ha saputa cogliere si è trattato indubbiamente di una grande opportunità che ha permesso di constatare che la preghiera non è roba da vecchi e che è più spontanea e naturale di quanto non si possa credere. Per chi non ha partecipato, l’invito è: provare per credere.

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