Pozzaglio, gli adolescenti riflettono su vocazione, famiglia e Quaresima

Nel tardo pomeriggio di mercoledì 5 aprile, dalla parrocchia di Pozzaglio fino all’oratorio di Castelnuovo, il gruppo adolescenti, accompagnato dal parroco don Claudio, dal collaboratore don Roberto e da don Davide del CDV, ha compiuto una sorta di piccolo pellegrinaggio a piedi. Il cammino, scandito da 5 tappe, ha dato modo di riflettere su altrettanti passi dall’esortazione apostolica “Amoris Laetitia” di papa Francesco.

L’arrivo a destinazione, dopo una cena al sacco, ha visto la serata concludersi con un’ulteriore, piccola riflessione in chiesa sulla Quaresima, la Pasqua e la vocazione.

Ecco il testo delle riflessioni.

5 aprile 2017- Percorso da Pozzaglio a Castelnuovo

Camminiamo riflettendo sull’esortazione apostolica

“Amoris Laetitia”

Prima tappa: riflettiamo sui rapporti personali privi di umanità

  1. Le consultazioni previe ai due ultimi Sinodi hanno fatto emergere diversi sintomi della “cultura del provvisorio”. Mi riferisco, per esempio, alla rapidità con cui le persone passano da una relazione affettiva ad un’altra. Credono che l’amore, come nelle reti sociali, si possa connettere o disconnettere a piacimento del consumatore e anche bloccare velocemente. Penso anche al timore che suscita la prospettiva di un impegno permanente, all’ossessione per il tempo libero, alle relazioni che calcolano costi e benefici e si mantengono unicamente se sono un mezzo per rimediare alla solitudine, per avere protezione o per ricevere qualche servizio. Si trasferisce alle relazioni affettive quello che accade con gli oggetti e con l’ambiente: tutto è scartabile, ciascuno usa e getta, spreca e rompe, sfrutta e spreme finché serve. E poi addio. Il narcisismo rende le persone incapaci di guardare al di là di sé stesse, dei propri desideri e necessità. Ma chi utilizza gli altri prima o poi finisce per essere utilizzato, manipolato e abbandonato con la stessa logica. E’ degno di nota il fatto che le rotture dei legami avvengono molte volte tra persone adulte che cercano una sorta di “autonomia” e rifiutano l’ideale di invecchiare insieme prendendosi cura l’uno dell’altro e sostenendosi.

Preghiamo per:

  • Non cadere nella tentazione di vivere rapporti basati solo sull’utilità.
  • Le famiglie che hanno visto, al loro interno, raffreddarsi l’affetto e spegnersi il dialogo.
  • Coloro che non si sentono compresi e sostenuti dai famigliari.

Ave o Maria…..

Seconda tappa: riflettiamo sulla famiglia come scuola e palestra di amore.

  1. 88. L’amore vissuto nelle famiglie è una forza permanente per la vita della Chiesa. «Il fine unitivo del matrimonio è un costante richiamo al crescere e all’approfondirsi di questo amore. Nella loro unione di amore gli sposi sperimentano la bellezza della paternità e della maternità; condividono i progetti e le fatiche, i desideri e le preoccupazioni; imparano la cura reciproca e il perdono vicendevole. In questo amore celebrano i loro momenti felici e si sostengono nei passaggi difficili della loro storia di vita […] La bellezza del dono reciproco e gratuito, la gioia per la vita che nasce e la cura amorevole di tutti i membri, dai piccoli agli anziani, sono alcuni dei frutti che rendono unica e insostituibile la risposta alla vocazione della famiglia»,[103]tanto per la Chiesa quanto per l’intera società.

Preghiamo perché…

  • Gli sposi imparino a cercare in Dio la forza del legame che li unisce
  • Le famiglie riscoprano il valore della preghiera comunitaria
  • Tutti i membri della famiglia siano attenti alle esigenze reciproche, senza dare per scontati gesti di affetto che vanno invece resi espliciti.

Ave o Maria….

Terza tappa: riflettiamo sulla gioia dell’amore e sul cammino per raggiungerla

  1. 126. Nel matrimonio è bene avere cura della gioia dell’amore. Quando la ricerca del piacere è ossessiva, rinchiude in un solo ambito e non permette di trovare altri tipi di soddisfazione. La gioia, invece, allarga la capacità di godere e permette di trovare gusto in realtà varie, anche nelle fasi della vita in cui il piacere si spegne. Per questo san Tommaso diceva che si usa la parola “gioia” per riferirsi alla dilatazione dell’ampiezza del cuore.[127]La gioia matrimoniale, che si può vivere anche in mezzo al dolore, implica accettare che il matrimonio è una necessaria combinazione di gioie e di fatiche, di tensioni e di riposo, di sofferenze e di liberazioni, di soddisfazioni e di ricerche, di fastidi e di piaceri, sempre nel cammino dell’amicizia, che spinge gli sposi a prendersi cura l’uno dell’altro: «prestandosi un mutuo aiuto e servizio».[128] (…) 147. Questo richiede un cammino pedagogico, un processo che comporta delle rinunce. È una convinzione della Chiesa che molte volte è stata rifiutata, come se fosse nemica della felicità umana. Benedetto XVI ha raccolto questo interrogativo con grande chiarezza: «La Chiesa con i suoi comandamenti e divieti non ci rende forse amara la cosa più bella della vita? Non innalza forse cartelli di divieto proprio là dove la gioia, predisposta per noi dal Creatore, ci offre una felicità che ci fa pregustare qualcosa del Divino?».[142]Ma egli rispondeva che, seppure non sono mancati nel cristianesimo esagerazioni o ascetismi deviati, l’insegnamento ufficiale della Chiesa, fedele alle Scritture, non ha rifiutato «l’eros come tale, ma ha dichiarato guerra al suo stravolgimento distruttore, poiché la falsa divinizzazione dell’eros […] lo priva della sua dignità, lo disumanizza».[143]

Preghiamo perché:

  • Anche la famiglia sappia fare il cammino necessario per imparare a gustare la gioia vera che viene dal Vangelo
  • Nessuna famiglia scambi la disciplina necessaria per una vana costrizione
  • Ciascuno riscopra il piacere di fare un po’ di fatica nel seguire Gesù, per poi assaporare maggiormente la Sua compagnia

 

Ave o Maria….

Quarta tappa: riflettiamo su come superare i momenti di crisi

  1. 232. La storia di una famiglia è solcata da crisi di ogni genere, che sono anche parte della sua drammatica bellezza. Bisogna aiutare a scoprire che una crisi superata non porta ad una relazione meno intensa, ma a migliorare, a sedimentare e a maturare il vino dell’unione. Non si vive insieme per essere sempre meno felici, ma per imparare ad essere felici in modo nuovo, a partire dalle possibilità aperte da una nuova tappa. Ogni crisi implica un apprendistato che permette di incrementare l’intensità della vita condivisa, o almeno di trovare un nuovo senso all’esperienza matrimoniale. In nessun modo bisogna rassegnarsi a una curva discendente, a un deterioramento inevitabile, a una mediocrità da sopportare. Al contrario, quando il matrimonio si assume come un compito, che implica anche superare ostacoli, ogni crisi si percepisce come l’occasione per arrivare a bere insieme il vino migliore. È bene accompagnare i coniugi perché siano in grado di accettare le crisi che possono arrivare, raccogliere il guanto e assegnare ad esse un posto nella vita familiare. I coniugi esperti e formati devono essere disposti ad accompagnare altri in questa scoperta, in modo che le crisi non li spaventino né li portino a prendere decisioni affrettate. Ogni crisi nasconde una buona notizia che occorre saper ascoltare affinando l’udito del cuore.

Preghiamo perché:

  • Nessuno ceda alla tentazione di scambiare una crisi temporanea per una disfatta definitiva
  • All’interno della famiglia, dopo un momento di difficoltà, ognuno si senta responsabile nel compiere il primo passo di riavvicinamento
  • Le crisi superate aiutino a conoscere meglio se stessi, le dinamiche dei rapporti e la bontà di Dio che aiuta a superarle.

Ave o Maria….

Quinta tappa: riflettiamo sul ruolo dei genitori nell’educare alla fede

  1. 264. Il compito dei genitori comprende una educazione della volontà e uno sviluppo di buone abitudini e di inclinazioni affettive a favore del bene. Questo implica che si presentino come desiderabili comportamenti da imparare e inclinazioni da far maturare. Ma si tratta sempre di un processo che va dall’imperfezione alla maggiore pienezza. (…) 288. L’educazione alla fede sa adattarsi a ciascun figlio, perché gli strumenti già imparati o le ricette a volte non funzionano. I bambini hanno bisogno di simboli, di gesti, di racconti. Gli adolescenti solitamente entrano in crisi con l’autorità e con le norme, per cui conviene stimolare le loro personali esperienze di fede e offrire loro testimonianze luminose che si impongano per la loro stessa bellezza. I genitori che vogliono accompagnare la fede dei propri figli sono attenti ai loro cambiamenti, perché sanno che l’esperienza spirituale non si impone ma si propone alla loro libertà. È fondamentale che i figli vedano in maniera concreta che per i loro genitori la preghiera è realmente importante. Per questo i momenti di preghiera in famiglia e le espressioni della pietà popolare possono avere maggior forza evangelizzatrice di tutte le catechesi e tutti i discorsi. Desidero esprimere in modo speciale la mia gratitudine a tutte le madri che pregano incessantemente, come faceva santa Monica, per i figli che si sono allontanati da Cristo.

Preghiamo perché:

  • I genitori non si sentano mai soli nella loro importante opera educativa, ma sostenuti dalla protezione di Dio.
  • Padri e madri non si lascino scoraggiare dalle momentanee opposizioni dei figli, specialmente se adolescenti, ma prendano fiducia dalla pazienza di Dio.
  • I figli non vedano i genitori come antagonisti o insensibili dispensatori di regole, ma sappiano vedere i gesti di amore che stanno dietro alle loro scelte.

Ave o Maria….

 

Arrivo a Castelnuovo.

  1. 87. La Chiesa è famiglia di famiglie, costantemente arricchita dalla vita di tutte le Chiese domestiche. Pertanto, «in virtù del sacramento del matrimonio ogni famiglia diventa a tutti gli effetti un bene per la Chiesa. In questa prospettiva sarà certamente un dono prezioso, per l’oggi della Chiesa, considerare anche la reciprocità tra famiglia e Chiesa: la Chiesa è un bene per la famiglia, la famiglia è un bene per la Chiesa. La custodia del dono sacramentale del Signore coinvolge non solo la singola famiglia, ma la stessa comunità cristiana».[102]

Pensiero finale e benedizione

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